Testimonianze

 

Tensioni  "La Gazzetta.net"  by Francesca  Garau

 

Nuovo appuntamento con la serie di mostre all’interno del progetto Arte 52 promosso dal Museo del Territorio Sa Corona Arrubia. Venerdì 6 giugno è stata inaugurata la personale di Stefano Masili intitolata Tensioni. La mostra, come di consueto, resterà aperta un mese (fino al 6 luglio) sostituendo la personale di Antonella Guidi, “Homines”.
L’artista ha scelto come unico soggetto delle sue opere l’agave. In una prima serie di tele (esposte nella prima sala) la dipinge in tutti i suoi particolari, dandone una rappresentazione realistica; in un secondo momento, dal realismo si passa all’estrema sintesi del soggetto arrivando all’astrazione, punto d’approdo già contemplato nel secolo scorso da Mondrian. Dunque i colori naturali dell’agave vengono riproposti su tele che rimandano chiaramente all’idea della pianta reale e forse in alcuni casi, a giudicare dagli inserti dorati tra i toni di verde, citano e omaggiano Yves Klein e la sua idea di smaterializzazione dell’arte.
La scelta dell’agave è legata al rapporto tra Arte e Natura e al carattere altamente resistente di questa pianta agli ambienti sfavorevoli. Perciò, accanto alla sua rappresentazione pittorica, vengono esposte le sue foglie secche, ultima fase del suo ciclo vitale.
Dunque da un’analisi quasi scientifica della natura, con il contrasto tra luce e ombra, chiaro e scuro, si arriva alla sua sintesi cromatica e ideale. È qui che esplodono le tensioni. Il particolare figurativo con tutte le sue irregolarità diventa linea retta, geometria, ordine, arresto del ciclo della vita in un’immagine immobile. La realtà è scomposta nei suoi minimi termini, «la vita si congela, ibernata in un istante e protesa all’infinito», ha spiegato Chiara Cossu, curatrice della mostra. E ha invitato, nel suo discorso di presentazione dell’artista, a non lasciarsi intimorire dall’opera d’arte, barricandosi in un atteggiamento di presunta incapacità di comprenderla. Al contrario, l’opera diventa, secondo la curatrice, una cassa di risonanza per le emozioni e le sensazioni da essa suscitate. Lo spettatore deve entrare nelle opere, avere quasi l’impressione di toccare le agavi e studiarle nei loro minimi dettagli come ha già fatto l’artista rappresentandole. Solo così si crea quella tensione che dà il titolo all’esposizione. La ricerca artistica di Stefano Masili è dunque un viaggio che parte dalla realtà oggettiva per giungere a svelarne i particolari più reconditi, la vera essenza delle cose. L’arte conduce lo spettatore all’essenziale, «invisibile agli occhi» per dirla ancora con Chiara Cossu «eppure sempre a portata di sguardo».

Francesca  Garau - Giornalista.

 

 

Presentazione della Personale a Sa Corona Arrubia - 

Paolo Sirena - Storico dell'Arte.

 

All’origine dell’arte vi è un profondo legame tra uomo e natura la quale, col suo carattere misterioso e magico, le sue dinamiche non sempre visibili e comprensibili, diventa un mondo da esplorare attraverso l’arte. Questo artista sceglie come unico soggetto dell’ esposizione colei che già ispirò poeti quali Federico Garcia Lorca ed Eugenio Montale: l’agave. Una  pianta  dalla bellezza elegante e dotata di un’intensa capacità di adattamento in ambienti sfavorevoli. La sua forza è tale dal crescere vigorosa e rilasciare i polloni che daranno nuovamente vita fino a raggiungere, dopo parecchi anni, l’unica fioritura della sua vita con la quale terminerà la propria esistenza. Con le sue opere, Stefano Masili  ben rappresenta la metafora del ciclo vitale dell’uomo che, proprio come l’agave, cerca di resistere alle condizioni avverse che spazzano la sua vita nello sforzo continuo di dare il meglio di sé. 

Paolo Sirena - Storico dell'Arte.

 

 

Dialogo con l'Artista Mario Nieddu

Non c'è che dire. SEI VERAMENTE BRAVO ! Molti iperrealisti fanno soltanto ANALISI, tu vai oltre, offri anche la sostanza della SINTESI.
Mario Nieddu

Mario Nieddu, le tue osservazioni hanno una valenza per me molto importante, perché vengono da un Artista come te, le conservo nel mio intimo con grande considerazione....
Stefano Masili

Ti posso garantire che sono pochi gli iperrealisti che mi piacciono. Si perdono nel particolare. Il tuo è un grandangolo in cui si specchia sia il particolare che il messaggio generale.
Mario Nieddu

Mario, dal vero i miei quadri sono più realisti che iperrealisti, il video annulla le pennellate ed alcuni tratti che nell'iperrealismo sarebbero considerati difetti. Io preferisco di gran lunga così, neanche a me piace l'iperrealismo, lo trovo troppo freddo, perde in emozione e seduzione...esattamente il contrario di quello che vorrei trasmettere...
Stefano Masili

Concordo, Stefano, ho usato per intenderci il termine iperrealismo. Il tuo è senz'altro un realismo impressionante che esprime, dici bene, emozione e calore. L'accuratezza e la struttura del dipinto, gli equilibri cromatici, il "peso" dei colori...beh SONO NOTEVOLI. E sappi che non sono tenero, per la verità sono a volte feroce su certe creazioni. Ho scritto anni orsono un saggio sull'arte contemporanea che offre la misura di ciò che penso dell'attuale bluff di molti sedicenti artisti. Osannati anche in Sardegna. Ma sarebbe troppo lungo e fuori luogo continuare. Un caro saluto, Mario.

 

 

Simone Mereu - Storico dell'Arte

Visita alla mia personale - Sa Corona Arrubia, Giugno 2014.

 Gli antenati, le agavi nel loro fulgido splendore, poi i fiori con alla base le fibre ritorte, ormai asfittiche e riarse hanno urlato dentro di me, ho provato una serie di vibrazioni interne una sorta di sopito dolore, come se l'agave mi dicesse di non fidarmi del consolatorio verde delle foglie ma di restare sulla secchezza appassita, di non sfuggire il doloroso messaggio di morte, morte che nelle agavi rigenera vita, crea moltitudine, popolo; poi la stanza delle opere astratte, un altro tenore, era piena di luce e colore emanati dai dipinti, se credessi al Paradiso potrei immaginarmelo così : un tripudio di luci e di colori, intensi, armonici, gioiosi ma mai chiassosi, qualcosa di fortemente consolatorio. È quanto mi hanno regalato due delle tele astratte: una calorosa consolazione, era l'essenza vitale dell'agave, libera dalle sue fibre, contorte e riarse, ad aver fatto pace con la morte perché cosciente della sua necessarietá nel ciclo vitale.
Simone Mereu - Storico dell'Arte

 

 

Chiara Cossu - Curatrice e Critica d'Arte della Personale "Tensioni"

Museo del Territorio - Sa Corona Arrubia

Stefano Masili – TENSIONI
Museo “Sa Corona Arrubia” - Giugno 2014
Osservare un'Opera d'Arte è un'esperienza unica. Ogni qual volta ci si approccia ad una
creazione artistica i nostri sensi danzano, stimolati da forme, colori, tridimensionalità, messaggi....
Essere Fruitori di un'Opera d'Arte vuol dire lasciarsi incantare, aprire la mente e venire
inondati da infiniti stimoli.
I quadri di Stefano Masili con la loro potente voce raccontano di natura, di luce e di un
viaggio. Un viaggio inaspettato nell'essenziale.
La scelta dell'Agave come unico soggetto di questa esposizione suggerisce, da parte
dell'Artista, il desiderio di equilibrio. Equilibrio tra bellezza e deterioramento, tra luce ed ombra,
vita e morte, giusto o errato, sfumature calde e fredde, forme assolute.
Il primo impatto con le Agavi è un grido di vitalità, una voce fatta di pura energia, che quasi
disorienta con la sua forza vitale, traducendo il fulgido tepore della luce del sole in parola viva e la
stasi delle ombre silenziose in incantata oscurità. Stefano Masili resta assolutamente fedele nel suo
omaggio alla Natura sia nella scelta dei soggetti che nell'uso di materiali quali legno per le cornici e
reali foglie d'Agave.
..avvicinatevi...scrutate...accostate il viso alla tela...
Immergendoci nelle opere, seguendo ogni pennellata ed assecondando la tridimensionalità,
lasciando scivolare lo sguardo lungo le linee e le forme delle foglie lunghe e carnose e dei tronchi
legnosi, riusciamo a percepire la vita di quelle piante, la loro storia, la crescita e addirittura
l'avvizzimento al buio, sotto le foglie più grandi e alte che tolgono luce e respiro a quelle più basse
e vecchie. È il ciclo della vita, tra germogli, foglie giovani e mature munite di aculei ed infine
marcescenti. Tutte contemporanee, ognuna con il proprio personale racconto.
La luce del sole scalda raggiante, inondando la composizione di vita e speranza. Ma dove c'è
luce alberga l'ombra, e là, tra il fitto ordito di foglie accartocciate, possiamo riscoprire nuovi
sottoboschi e passaggi celati, dove la vita sembra nascondersi acquattandosi timidamente.
...seguite quei sentieri....scostate le foglie più basse e morenti...inoltratevi nella
pittura...trasformatela...tendetela!!!!!
Dietro le foglie raggrinzite, sotto i filamenti e gli aculei pungenti....nel cuore dell'oscurità ha
vita l'incanto! Stefano Masili rende le sue figure plasmabili, distorcendole e sottoponendole ad uno
sforzo di trazione. In un atto liberatorio lascia quindi spazio alle Tensioni: bordi frastagliati e
vibranti divengono linee nette, ferme e gelide. La vita si congela, ibernata in un istante e protesa
all'infinito. Ombra e luce si fondono e si annullano. I colori perdono le sfumature e diventano
essenziali. Linee e forme si sublimano rendendosi pure, assolute. Siamo al centro dell'immagine.
Siamo dentro le fibre stesse della tela, parte stessa dell'Agave.
Stefano Masili ci offre un viaggio nell'analisi della Natura, partendo dalla sua
rappresentazione più fedele e realistica, quasi perdendosi nei meandri del dettaglio per poi arrivare
all'istante di tensione, trazione ed espansione, in cui la realtà si scompone e ci svela l'anima stessa di
tutte le cose: l'essenziale. Invisibile agli occhi eppure sempre a portata di sguardo.
Chiara Cossu
Curatrice di Mostre ed Organizzatrice d'Eventi

 

Simone Mereu - Storico dell'Arte

da "I Pittori Sardi" post su FB

...anche possedendo una tecnica eccelsa, e qui due o tre persone sono veramente capaci, bisogna avere qualcosa da dire oltre che da eseguire. Ti faccio l'esempio di Stefano Masili, tecnicamente capace, ci offre un mondo di dettagli, che non si fermano alla meticolosa riproduzione , ma acquisiscono significati più ampi: le fibre riarse contorte dei fiori d'agave segnano la consumata esistenza, diventano emblema della sofferenza del vivere, tradiscono l'inganno delle verdi e forti foglie d'agave cui si accompagnano.

L'osservazione sul dettaglio naturale di Masili diviene osservazione della vita e della natura in senso più ampio.

Cose come queste si sentono, spesso inconsiamente, difficilmente si imparano. Uno può acquisire la tecnica ma non la capacità di guardare e raccontare al di là del banale.

 

 

Saper guardare e saper vedere non sono la stessa cosa.

Antonella Meloni in arte Shikanu'

Ho provato pochi giorni fa a fare una piccola ricerca, fra le persone che ho incontrato, per vedere in quanti fossero al corrente della differenza che passa fra il significato delle parole " guardare" e "vedere" e sono arrivata alla conclusione che in tanti credono, erroneamente, che il significato sia  lo stesso, mentre altri ne invertono l'attribuzione.
Guardare significa indirizzare lo sguardo in una direzione senza essere necessariamente in grado di notare quello che rientra nella visuale. Vedere, invece, significa notare qualcosa di preciso nella visuale del proprio sguardo.
Vedere, così come osservare, significa focalizzare lo sguardo su qualcosa, notare e vedere in dettaglio una determinata cosa.
Guardare, quindi, è la funzione  passiva dell'occhio, vedere  è la funzione attiva.
Un artista che non ha la capacità di vedere difficilmente sarà capace di trasmettere l'onda emotiva che ha suscitato in lui l'incontro con qualcosa che ha attraversato il suo sguardo.
Le cose, non sono solo fatte di massa e materia, sono fatte anche di luci, di forme e di ombre mutevoli ad ogni alito di vento, ad ogni vicinanza con altre cose, ad ogni passaggio di nubi e tante altre varianti che non intendo elencare qui ed ora.
Quello che voglio dire qui, invece, è che questa capacità di posare lo sguardo in modo attivo è più che evidente se si osservano le "Agavi" di Stefano Masili.
Non c'è ossessività nelle sue opere allo stesso modo di come non c'è ossessività in natura.
Nessuna pianta di Agave è uguale a un'altra così come nessun volto umano è uguale a un altro.
Quello che colpisce delle sue opere dedicate a questa nobilissima pianta è la capacità dell'artista di vedere  la luce che di volta in volta su essa si posa dando vita a contrasti mozzafiato; di vedere la drammaticità delle foglie caduche marcescenti in contrapposizione con le nuove germinazioni, come a sottolineare la ciclicità incessante della vita e della morte; la capacità di vedere che il verde delle "Agavi" sa farsi turchese e che le sue punte sanno incurvarsi fino a evocare gli artigli di un rapace feroce avvinghiato alla roccia o emulare dita di mani protese al cielo; la capacità di vedere le texture che la natura disegna intrecciando  grovigli dal fascino misterioso.
Stefano Masili sa vedere questa danza della natura e la trasporta nelle sue opere perché anche altri imparino a vedere oltre lo sguardo fra le cose solo apparentemente banali e lo fa con una tecnica tutta sua, frutto di anni di ricerca dove i colori e i supporti aggiungono allo spettacolo naturale altra materia del tutto nuova per le agavi che si fanno così ruvide e impenetrabili come gli affreschi.
Se grandi poeti come Bartolo Cataffi, Primo Levi e Federico Garcia Lorca hanno cantato questa pianta, evidentemente ha qualcosa di emozionante per chi non si limita a guardare e allora mi
 piace immaginare Eugenio Montale che in quel mondo dove è voluto andare ( come direbbe Beppe Costa ) non si dispiace affatto se io adesso dedico a Stefano Masili un estratto da una delle sue più belle poesie.

 

 

Guida agli Artisti Sardi Contemporanei.
Gavino Colomo – Scrittore, Critico d’Arte

… presento in questa pagina una sua emblematica natura morta o natura silente come amo chiamarla, così come preferiva chiamarle De Chirico. In essa si può leggere un’esperienza coloristica nei valori cromatici di ciascun oggetto che crea il quadro, quasi come una tensione narrativa che fa pensare, nella definizione, quasi all’impressionante accuratezza dei preraffaelliti. E questi suoi chiarori marmorei, questo suo verdemela che profuma di natura, in effetti, mi ricordano fondamentali opere dei più di essi che attualmente, per via d’un nuovo, moderno concetto del godimento spontaneo dell’opera d’arte, fanno affollare le sale del londinese Tate Gallery, forse il museo più acutamente impostato oggi nel mondo, dal punto di vista dei reali valori della storia dell’arte post-rinascimentale.
Io amo i preraffaelliti: e, per questo, non oso quasi mai assimilarli alla pittura contemporanea che ha perso ogni senso della purezza naturale cui essi anelavano. Bene, ora, esponendomi con un giudizio critico “enorme”, ne parlo a proposito di Stefano Masili. State a guardare questo suo quadro; ma soprattutto state a sentire il silenzio che ne emana. Un silenzio che impressiona, per la sua eloquenza, non i nostri occhi, ma l’essenza stessa del nostro esistenzialismo distratto, delle nostre tensioni ingiustificate, delle nostre ansie post-industriali che ritroveremo là fuori, appena avremo smesso la nostra fruizione di quest’opera.
Quelle zone d’ombra, che di per sé appagano sottolineando il rilievo dei diversi soggetti, non sono altro che quell’elemento determinante del quadro che riesce a creare, con una luce-non luce che è un afflato vitale, la sensazione appagante delle intime meditazioni esoteriche e coinvolgenti che in noi suscita. Andate a vedere Stefano Masili alla sua prossima mostra. E ascoltate i suoi (i nostri) silenzi. 

 

 

Paola Amadesi – Scrittrice

…Is sogas arrubias sono i lacci rossi. In sardo queste parole hanno un suono suadente come lo spagnolo, e sono oggetti intriganti di per sé, i fili rossi. Quelli che uniscono le cose, le persone tra loro, come tra loro gli animali, e gli animali alle persone. Le chiamiamo coincidenze, casualità. Invece sono i fili rossi che il destino intesse per noi. Come quelli di Stefano Masili, ognuno dalla forma diversa apparentemente casuale, come se i lacci fossero buttati lì, ma ognuno con vario impatto visivo e ricco significato. Lo stesso significato del vivere e dell’alternarsi di luce e buio quotidiano che Stefano ricerca con serena tenacia, lavorando e cesellando la luce. Luce che va e torna in esterni ed interni, come in un film montato a dissolvenze d’apertura e di chiusura continue. Luce a volte addirittura “abbellita” di toni fantastici, od oscurità improvvise, come accade nella serie delle agave…
 

 

 

Considerazioni Critiche.
Rita Pamela Ladogana - Storica dell’Arte

“E’ meraviglioso vedere improvvisamente tutta la bellezza di un paesaggio trasfigurare le linee colorate per partecipare ormai alla calma delle nostre espressioni”. Con queste parole Paul Cèzanne, considerato il padre dell’arte moderna, ribadiva l’importanza fondamentale del temperamento personale dell’artista nel ritrarre i luoghi della natura in cui la sua anima si perde.
Nell’opera pittorica di Stefano Masili ritorna frequentemente il tema del paesaggio, rappresentato con impeccabile tecnica attraverso linguaggi differenti, sempre capaci di tradurre il sentimento di profonda fusione dell’artista con i luoghi della sua terra, interiorizzati e restituiti in tutto il loro splendore. Dalla punteggiatura fitta e regolare di ricordo puntinista di alcune tele, in cui l’artista sembra impegnato a collegare e ad integrare i “frammenti della realtà”, si passa ai segni più densi e costruttivi di certi scorci che accentuano il dinamismo della composizione e ostentano una volontà maggiore di comunicazione. Il colore sembra liberarsi dalla rigida costrizione del disegno sprigionando tutta la sua forza evocativa. Non mancano visioni di densità atmosferica, resi con straordinarie vibrazioni luminose. E’ in queste tele che si raggiungono accenti di più intenso lirismo.
Altro tema con il quale si confronta Stefano Masili è la natura morta, la cui storia si fonde con l'intera storia della pittura contemporanea, declinandosi in una varietà e molteplicità di linguaggi. Nelle tavole del Nostro trionfano la straordinaria nitidezza dei contorni e l'estrema precisione dei rapporti cromatici. Talvolta si può dire che Masili raggiunga il "vero più vero del vero" con la piena obbiettività ottica dell'immagine scelta. Attraverso un esasperato uso della tecnica artistica, gli oggetti sono restituiti allo sguardo nella loro immobile purezza, fissati e isolati nei minimi dettagli. Il filo che lega queste composizioni di oggetti semplici, tratti dalla vita quotidiana, è l'atmosfera silenziosa incantata che avvolge lo spazio, capace di creare un'illusione di sottrazione delle cose dalla fuga inesorabile del tempo. Tutto è fermo, immutabile ed eterno; persino la luce smette di vibrare in questa realtà "creata" dal genio e dalla sensibilità dell'artista.

 

 

Marie-Anne Salles.
Journaliste - Corse-Matin  

… la minèralitè des agaves de Stefano Masili se fond dans des à plats abstraits, dans une expression aussi naturelle  qu’intime …

 

 

Alessandro Panigutti.
Giornalista – Latina Oggi

Natura e colori rimandano ad un gemellaggio ideale tra due terre distanti ma unite da origini, storia e architettura. Carbonia e Latina. A rimescolare e fondere l’identità dei due luoghi, attraverso una riuscitissima operazione di recupero simbolico, è il pennello di Stefano Masili, attento osservatore della natura, del paesaggio e della terra, che nella sua ultima mostra nell’incantevole cornice di Tratalias, un paesino a metà strada fra Carbonia e Iglesias, ha esposto opere che ritraggono esclusivamente agavi. “Agavi dipinte come intricati e tortuosi percorsi di foglie spinose, agonia d’infiorescenze, sinuosità deformate dal calore del sole – commenta Rita Pamela La dogana nell’introduzione al catalogo della mostra – Agavi che diventano immagine e indagine, specchio illuminato, tramite straordinario fra l’interiorità e la realtà, fra ciò che sta dentro e che sta fuori: è il tempo della natura, del pensiero, della visione interiore”.
Stefano Masili riesce a rappresentare l’essenza di un territorio attraverso l’esaltazione di un particolare colto in una molteplicità di angolazioni e situazioni, di momenti e di colore. L’agave di Masili diventa la lente attraverso cui l’artista guarda l’ambiente che lo circonda, e riesce tra i chiaroscuri di luci ed ombre, con i contrasti cromatici che contraddistinguono il momento della fioritura e quello dell’appassimento, a descrivere non soltanto il fiore, la pianta, ma il contesto di umori, i caratteri, l’essenzialità della terra che quel soggetto contraddistingue. Le immagini dell’agave attraverso le quali Stefano Masili “parla” della sua Sardegna, rievocano il territorio pontino, che nell’agave trova uno degli elementi naturali caratterizzanti. 

 

 

 

Il colore dei sogni.
Maura Saddi - Artista

Conosco Stefano Masili, da ventinove anni, ci siamo frequentati pochissimo e ogni volta che c’incontriamo continuiamo il discorso  da là, dove l’avevamo lasciato magari tre anni prima, senza nessun problema. Non abbiamo parlato mai a lungo del prodotto del fare nello specifico, perché ciò che ci accomuna non è l’opera in sè, ma  la passione per il lavoro, il lavoro del pittore, che  è spesso misconosciuto, così come la sua tensione mentale. E’ una vita intellettuale che prende tutto anche i silenzi. Nel suo lavoro Stefano ha sempre privilegiato il colore, lui afferma con l’intenzione di domare luci e ombre, ma non disdegna la ricerca con l’utilizzo dei materiali più svariati. L’opera di Stefano è un tuttuno con l’uomo, e non sempre ciò avviene. Stefano afferma che, il “soggetto” della tela è un pretesto per dipingere, ed è consapevole che dovrà combattere con quei  “ritorni” di un facile estetismo.
Le sue composizioni, si stemperano in una sorta di espressionismo, scavando nel quadro nicchie dove raccogliere il dramma dell’esistenza. Chiazze di colore, intessute in tonalità che hanno il fascino di antichi tessuti, geometrie e ritmi di curve contrapposte, sono le scelte dei soggetti  che si sciolgono in composizioni a scomparti  naturalistici e fantastizzati. Ultimo soggetto della sua ricerca sono le agavi.
Le agavi che a volte sono  riconoscibili nelle loro linee, altre volte indistinti, diventano zone di colore, forti, poetiche.
 Stefano, crea e ritrova equilibri plastici e pittorici che vivono indipendentemente dal “vero” della scena osservata e rappresentata, formando un accordo di masse, di superfici, di linee, di colore che tessono una nuova realtà nella loro trama invisibile. L’ambizione è quella di superare il “quadro” forma ristretta e insufficiente per le sintesi attuali attraverso altre forme espressive.

 

 

 

Le sinfonie di luce di Stefano Masili.
Musicalità dipinta nella vita silente del colore.
Antonella Iozzo - Critico d’Arte

…Nella morfologia del sentimento la semantica del linguaggio artistico acquista significati vitali che conducono alle porte delle emozioni.
Ritmo e colore danzano nel fuoco dell’ispirazione per ricomporsi, questa volta, nel giardino incantato di Masili, dove la luce, radiosa come le stelle, accarezza le piante, scompone le foglie, dipinge la trasparenza, dialoga con la loro sostanza carnosa e ne analizza le cellule cromatiche per coglierne l’essenza naturale nell’attimo fuggente della vita.
Variazione di timbri, di ombre colorate, di zampillii abbaglianti, di raggi luminosi sfiorano e cambiano senza sosta il corpo vegetale,  accordi amabili, di verdi, di gialli, di rosa riposano nell’attesa di quei bianchi che sono la nota basica di questa maestosa “ armonia visiva” plasmata con la forza della leggerezza: “Le Agavi”. Qui Masili sembra dar splendore alla luce incorporea del colore stesso, un riflesso che risplende sulla materia, una corrente luminosa nell’estasi della bellezza. Riflessi e sovrapposizioni di luce che puntano al cuore invisibile dell’opera dove il suo intimo apre le ali alla sensibilità e all’espressività interiore. Stefano Masili scopre, così, la superficie del quadro come luogo dentro il quale la percezione si frammentizza in micro – particelle sonore, bagliori nitidi e raffinati come note di una partitura.  Spartiti in cui l’architettura è il risultato di un processo strutturale sui piani di luce sintetizzati con estrema leggerezza poetica.
In questa serie di opere l’intuizione della natura raggiunge l’elegia del canto, un velo di commovente bellezza ne illumina la vita senza assomigliarla perché è l’essenza dell’opera stessa.
Sono “sculture sonore”  il cui soffio sembra dare anima alla materia, sono lavori che colgono quanto di magico, di profondo e di intimamente umano contiene la natura vegetale, colta nel riflesso infinitamente attraente, limpido ma densissimo che si scioglie nella luce universale. 

 

 

 

Forma Pura.
Paolo Sirena -  Critico d’Arte

Sfogliando le pagine pittoriche di Stefano Masili non si può fare a meno di notare, indipendentemente dalla tecnica e dai soggetti ritratti, il costante interesse per l’analisi della realtà e la volontà di fermare nel tempo determinati momenti espressivi. Grazie all’adesione alla poetica iperrealista, giunge ben presto ad una definizione illusionistica di straordinario livello qualitativo, senza mai giungere, però, ad una totale spersonalizzazione dell’immagine come conseguenza della distanza emotiva dell’artista dai soggetti profilati. Anzi, è proprio la sua sensibile partecipazione a portarlo oltre i limiti dell’iperrealismo, a concentrare l’attenzione sul soggetto monotematico delle agavi, ottenute con procedimento più fluido e compendiario, più pregnante nei modi espressivi. Come nel Monet delle ninfee e della cattedrale di Rouen, Stefano Masili indaga e sperimenta le variazioni luministico-cromatiche incidenti sulla composizione per una definizione ottimale di intimi dettagli. La ricerca del segno mutevole e pulsante lo stimola ad amplificare in maniera lenticolare il particolare, distogliendo l’interesse dalla visione d’insieme e deviando la sua pittura su una sintesi interpretativa fondata sull’astrazione di una forma pura, geometricamente diversificata, in cui le agavi sono vagamente riconoscibili dalle tonalità verde acqua, dalle trasparenze color pastello, dove la luce si fa raggio, diventa linea, pensiero costruttivo. 

 

 

 

Testimonianze Critiche.
Rita Pamela Ladogana – Storica dell’Arte

…agavi dipinte come intricati e tortuosi percorsi di foglie spinose, agonia d’infiorescenze, sinuosità deformate dal calore del sole.
Lo sguardo si restringe, mette a fuoco, trova l’immagine e  ne fa oggetto di studio senza mai ridurlo alla maniera, continuando a scavare al suo interno, per saggiare e sperimentare ogni possibile variazione di ritmo, di tono, di espressione.
Sono sempre le stesse e pur sempre diverse.
Agavi che diventano immagine e immagine che diventa specchio illuminato, tramite straordinario fra l’interiorità e la realtà, fra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori: è il tempo della natura, del pensiero, della visione interiore.
Stefano Masili crea, si esprime, ritrova se stesso nelle cose della natura, nel paesaggio della sua terra. All’arsura distruttiva che consuma e divora le foglie, si contrappone la forza vitale del colore: domina incontrastata la brillantezza dei verdi che si frammentano, nel bagliore estivo, in molteplici tonalità. Ed il linguaggio diventa stile: pittura abile e raffinata insieme, scrupolosamente descrittiva; pittura di lenta e costante adesione al soggetto, talvolta esasperata, ma senza mai diventare astratta o concettuale. Strutture compositive definite da un disegno nitido ed estremamente preciso che costruisce; realismo di forme che dominano lo spazio nell’alternarsi inarrestabile di luce e ombra.
Ed il resto è silenzio, profumo di  terra e di sole.

 

 

 

Agave.
Flaminia Fanari - Critico d’arte

Rappresenta il simbolo per eccellenza delle terre del Sud, terre soleggiate e aride in cui contestualizza, per contrasto, la sua natura grassa e succulenta, avanzando a lenti passi alla conquista dello spazio circostante. Il suo fascino sembra aver stregato Stefano Masili, compiaciuto di perdersi nei flussi e nei riflussi chiaroscurali che l’abile mano d’artista propone in espressive variazioni sul tema.
In questa nuova fase pittorica, lo studio del soggetto viene filtrato dalla discriminante del tempo. Il suo trascorrere rende dell’agave il lato poetico, metaforico e insieme metamorfico, risultato di un’intima riflessione che prende corpo da un’idea originaria fissata nella mente per trasfigurare in esiti di elegante valore estetico, variati nel ritrattistico taglio prospettico, nelle modulazioni dialettiche che coinvolgono lo spettatore con invitante sensualità.
Stefano Masili riesce a cogliere l’essenza dell’agave attraverso delicati fotogrammi di foglie sovrapposte, che, appena bagnate di pioggia, assorbono e riflettono le accensioni cromatiche di albe e tramonti, in una ritmica strutturante in cui si rinnova il senso di quieta armonia che solo la natura, viva e primordiale, sa dare.  

 

 

 

La rappresentazione del reale nell’opera di Stefano Masili.
Elisabetta Marchionni - Critico d’Arte

Se ciò che è contemporaneo è la reazione dell’artista di fronte alla realtà, come di fronte all’astrazione di un pensiero, allora si può parlare di arte contemporanea anche quando la cifra stilistica dell’autore deriva dall’arte antica, filtrata attraverso la tradizione figurativa del Novecento e trasportata nella rappresentazione del presente.
Stefano Masili dipinge con grande attenzione per il vero, richiamando un realismo accuratamente mimetico, raffinato ed attento. Una tecnica efficace nel controllo della forma e del colore, che conferisce atmosfere di luce straordinarie e sofisticate.
Testimone stilistico della serie delle Nature morte diviene proprio la presenza del reale e del naturale. Opere d’interni dal gusto mediterraneo, racconti quotidiani che narrano di scenari di attonita immobilità, dal sospeso senso d’incanto, pervasi da un vero e proprio simbolismo. Ecco lo studio dell’artista ed i suoi strumenti, la presenza costante del rame e del vetro e del modo in cui riflettono gli elementi circostanti, mortai e tegami, drappi e Mele cotogne in blu. La ricerca di assoluto di impronta metafisica attribuisce all’immagine un significato che supera la realtà rappresentata, ricercando la sua dimensione mitica, il suo valore perenne, un senso di attesa che rimanda all’atmosfera del Realismo Magico, senza però attraversarne le visioni distorte ed allucinate.
Dettagli sensoriali di oggetti ritratti sul davanzale, luogo privilegiato di confine dove finisce il mondo privato e s’intravede la luce dell’esterno. Finestra e caffettiera, Finestra e scarponi, Aglio e rame, Macinino, Cipolle. Oggetti su cui cade una luce radente che ne delinea i contorni, proiezioni di ombre lunghissime sul muro.
Singolari elementi inanimati, ma anche paesaggi dal vero, scorci con atmosfere lucenti ed immobili, non turbate dalla presenza di isolate figure umane.
Senza eccessi di accademismo, la realtà è riprodotta in maniera particolareggiata, non meccanica. Spesso risulta più fedele rispetto alla normale percezione, sfiorando anche  certe tendenze iperrealiste. È nella formidabile serie delle Agavi che il tocco si fa iperrealista, il colore luminoso del sole accecante narra di un paesaggio arido e disseccato, quello della terra dell’artista, la Sardegna. Inquadrature in primissimo piano che lasciano intuire lo slancio e la vitalità dell’elemento vegetale, che inesorabile compie il suo percorso e nello schianto concede un attimo di sofferente bellezza. Cascate di foglie carnose accartocciate e riarse, radici, spine legnose e rare infiorescenze bruciate dal sole, steli a formare volute contorte che assecondano il segno che il calore ed il sole imprimono, tracce di caducità. La realtà è filtrata attraverso il sentire dell’artista. La danza elegante delle foglie nel monocromo inizia a mettere in discussione il realismo mimetico. Un’agave presenta colori densi, saturi, contrastati e diviene irreale. Altri linguaggi percorrono l’opera dell’artista, fino ad arrivare al grafismo essenziale delle New experiences e alla scarna linearità delle opere Is sogas arrubias.   

 

 

 

Nemo Propheta in Patria.

Nino Mistretta – Scrittore

C’è della gente che si domanda chi è Stefano Masili e da dove viene. La risposta viene spontanea. E’ un cittadino che vanta la sua nascita in questa città, dove lavora, e per passione esercita l’arte pittorica. Poi la gente si domanda ancora!...In quale città?.. Carbonia!.. E con questa chiarificazione si porta a conoscenza questo centro Sulcitano, a chi non è di questo territorio e legge con interesse questo periodico d’informazione. Stefano Masili vive da sempre in questa città di fondazione dal 1952. In passato questa terra ha colmato di speranza una esistenza migliore per i suoi cari antenati, come è avvenuto per la generalità di quei primi pionieri. E’ stata la terra dell’Eldorado per le migliaia di immigrati venuti da tutte le regioni italiane…ma soprattutto è stata la terra dell’autarchia, per far fronte alle risorse energetiche a seguito delle sanzioni inflitte all’Italia dalla società delle nazioni al regime fascista. Il Masili è un personaggio schivo alle biografie, concede di sè l’indispensabile per una questione personale “sull’ego”, come lui stesso la definisce “La biografia è: io sono.. io..” Ha una eccellente maturità artistica. Non ha vissuto i drammi e le tragedie minerarie in prima persona, come molti cittadini della pur breve storia della città. Ha assistito ai vari passaggi di lotte per il lavoro e ha assistito alla diminuzione demografica a causa della fuga verso altre mete dei suoi abitanti, dopo la perdita del lavoro. Ha vissuto le cause del dissesto delle aree urbane periferiche fatiscenti, e alle variazioni dell’assetto urbanistico in continuo cambiamento. Questo è il bagaglio di immagini e di episodi che ha conservato come ricordi della sua prima infanzia(anni cinquanta ) e della sua adolescenza sino ai giorni nostri. Da sempre i problemi sociali di sopravvivenza primari del territorio, non hanno lasciato troppo spazio ai problemi culturali delle generazioni del passato, costrette, pur di emergere, ad arrancare “nel fai da te”. Finalmente  le ultime Amministrazioni locali del Sulcis-Iglesiente hanno capito e puntato il loro interesse a far rivivere quel passato migliore che questo territorio ha conosciuto nel suo lontano trascorso passato, attraverso molteplici iniziative culturali, pur attraversando ancora momenti di ulteriore disagio economico. Far fronte alla crisi del lavoro è diventato un impegno inderogabile delle Amministrazioni verso i tanti giovani artisti senza un futuro. Essi soffrono in silenzio questo “modus vivendi” per la mancanza di risposte adeguate, aggrediti come sono, dal dramma della miseria incalzante e della povertà sommersa per dignità. Invano bussano alle istituzioni per gli aiuti necessari che non ci sono mai, e quei pochi, “mai per tutti”. La convivenza fra la gente è un diritto per il quale è un dovere andare in cerca di serenità, di sicurezza, perché la gente non vuole arrendersi ai giochi della politica, e la lotta fra poveri, a denti stretti, diventa serrata per sopravvivere. Stefano Masili è un Pittore della nostra città, che collabora con la sua arte in direzioni diverse, allo sviluppo di progetti culturali con altri colleghi artisti della città. Il suo talento è uno Stile, che non deriva dall’apprendimento didattico. E’ un ricercatore ed uno scopritore della nostra epoca, che non ha frequentato scuole o accademie varie. E’ un autodidatta che nel tempo ha affinato l’arte della pittura figurativa, portandola a quei livelli importanti. La sua dedizione per la perfezione è stato sempre il suo principale obiettivo sin dagli inizi della sua carriera artistica. Lo studio dei particolari e dell’espressione più profonda dei suoi dipinti, è dovuto alla delicata sensibilità della mano, nel tocco dei pennelli quando si “tuffano” nella tavolozza a comporre i colori giusti. La sua tecnica, coinvolge chi guarda i suoi quadri, cogliendone apprezzamenti a livello nazionale e internazionale.

Chi ha avuto la fortuna di sfogliare le pagine del quaderno d’ “Sogas Arrubias”, il cui contenuto artistico fa riferimento alle opere del pittore Stefano Masili, non può, che aver tratto e provato quel grande stupore e di prodigioso senso di rilassamento fisico, mentale e di seduzione, che si prova per le grandi cose. Per esempio, quando ci si trova davanti ad un quadro rappresentativo dell’agave, di cui ciascuno di noi riconosce le innumerevoli varietà di questa pianta, ma non riconosce il vero significato cromatico dei suoi colori, capisce che l’Artista è andato alla ricerca di quel valore intrinseco del soggetto rappresentato, che, attraverso i composti della sua tavolozza, è penetrato nell’intimo della specie, per trarne dalla materia fornita dalla natura, i contenuti essenziali e nascosti, trasferendoli su tela per diventare ciascuna rappresentazione “opera pittorica,” - cioè: fare emergere attraverso i suoi colori luci ed ombre del suo composto. Le testimonianze critiche rivolte verso le opere e verso l’Artista che le ha realizzate, lusingano (oltre l’autore) senza ombra di dubbio chiunque legga le recensioni espresse, e gli elogi per lo studioso, che si esprime in tutta la sua chiarezza, in assoluta linea concettuale, recitata dai molteplici e importanti critici, che nell’arco degli oltre trenta anni di appassionata dedizione all’arte - hanno accompagnato la sua pittura. Il noto critico Elisabetta Marchionni, nella sua recensione così definisce l’opera omnia nella citata raccolta: “Stefano Masili ha dedicato parte della sua vita artistica, quale testimone stilistico della serie delle Nature morte, dando significato alla presenza del reale e del naturale. Classificate come opere d’interni dal gusto mediterraneo, racconti quotidiani che narrano gli scenari di attonita immobilità, dal sospeso senso d’incanto, pervasi da un vero e proprio simbolismo. L’impronta metafisica attribuisce all’immagine un significato che supera la realtà rappresentata, ricercando la sua dimensione mitica, il suo valore perenne, un senso di attesa che rimanda all’atmosfera del realismo magico, senza però attraversarne le visioni distorte ed allucinate. Altri linguaggi hanno percorso e percorrono le opere dell’artista, fino ad arrivare al grafismo essenziale delle New experiences e alla scarna linearità delle opere Is sogas arrubias“. Quello che più ha affascinato Stefano Masili nella sua semplicità, è stato lo studio delle “Agavi”. Esse sono piante spontanee della specie delle Amarillidacee, con foglie carnose e aculeate. Si può dire con certezza matematica che Stefano Masili è stato in assoluto e forse l’unico, a studiare scientificamente il mondo intrinseco di queste innumerevoli varietà di piante, considerate delle nature morte, ma per chi osa toccarle incautamente nel loro habitat naturale sono sempre pronte all’autodifesa disponendo di robusti aculei. Di accertata verità c’è da dire che l’agave vive e vegeta per un quarto di secolo e poi muore. Il nostro territorio ne è pieno, e spesso la troviamo anche nei giardini fra le erbe grasse come pianta ornamentale. Motivo in più, perché l’occhio dell’artista sia stato sin dai tempi della sua infanzia, influenzato e affascinato dall’abbondanza di questa vegetazione, dove in natura, spesso la osserviamo in vere e proprie distese familiari, che si formano attorno alla pianta madre. E questo scenario fermentato nella sua mente, ha contribuito a dare origine a quella passione innata dell’artista che lo ha invaghito, e nel tempo ha maturato la tecnica pittorica, per cogliere “l’attimo” e trasformare in un paesaggio, quel proliferare di creature morte, in un’armonia di colori fissati su una tela gradevole alla vista, paragonata solo ad uno accordo musicale gradevole all’orecchio. Nel suo ruolo di studioso il Masili si proietta nella dimensione più acuta dei particolari di queste sue creature, e del proprio linguaggio impreziosito da liriche intuizioni, come lo definisce il critico d’arte Sandro Serradifalco. 

I suoi studi sulle tecniche pittoriche non si sono fermati mai e i suoi quadri come già asserito, hanno varcato anche i confini dell’Italia acquisendo il ben meritato titolo dell’internazionalità. Dal  25.07. al 28.11.2010 ad Oberhausen(Germania), si è tenuta la Mostra Internazionale Feuerlander – che rievoca la storia del lavoro nella prospettiva di arte con esempi di estrazione mineraria e siderurgica dal 1800 ad oggi - Organizzata dallo Landschaftsverband Rheinland - che tradotto nella nostra lingua è il Consiglio regionale della Renania, dove, un nostro concittadino Stefano Masili ha partecipato alla selezione con un suo lavoro pittorico dal titolo :“Serbariu Pozzo n. 2” – Il dipinto rappresenta un tratto significativo del pozzo della grande miniera di Serbariu di Carbonia. E sin qui la cosa potrebbe suscitare poco interesse nell’opinione pubblica e non fare notizia, se non dicessimo che fra tutte quelle presentate dal partner italiano, quella di Stefano Masili è stata l’unica ad essere selezionata e l’artista è stato invitato in qualità di vincitore, in assoluto, a rappresentare i territori minerari della Sardegna e ancora di più la nostra Italia. Dalle risultanze della manifestazione trascurando gl’incidenti di percorso e tutte le varie vicende, che avrebbero potuto impedire di arrivare così lontano, c’è da dire che nessuno organismo istituzionale del territorio ha esultato e a proporre un minimo di riconoscimento all’autore dell’opera. E’ passato tutto in sordina, quando invece bisogna esserne orgogliosi, che Carbonia città operaia, ha dato i natali ad uno artista, al quale viene attribuito il prestigioso riconoscimento di rappresentare tutto il territorio minerario con un dipinto frutto della sua arte, fuori dai nostri confini. Soltanto il quotidiano La nuova Sardegna con un suo articolo, ha messo in evidenza la figura dell’artista e la sua partecipazione alla Mostra Internazionale d’arte ad Oberhausen, che rappresenta “La più grande mostra internazionale del Museo Industriale-LVR” - Con rammarico bisogna ammettere che non si sfugge da quel versetto evangelico spesso citato e veritiero:”Nemo propheta in patria”. Nessun profeta è accetto nella sua patria.

 

 

 

Recensione  Critica.
Paolo Zandara – Scrittore

…Ammirare le opere di Masili è come dialogare con un vecchio amico. I suoi messaggi sono semplici, privi d’inutili e sottili artifizi e per questo diretti ed efficaci. Ecco perché catturano magnificamente l’attenzione trasferendo nello spettatore la serenità che le pervade.
Attraverso le sue tele s’intravede la parte più scoperta delle sue radici, quelle che originano dall’isola schietta e selvaggia di Sardegna, isola che nei secoli d’intemperie ha reso roccia stabile e solida. Ancora di più se ne intuisce la parte più profonda e segreta, quella che si conficca nelle viscere della terra e ci spiega quel suo universale essere uomo e quel suo misterioso essere artista. Ecco dunque Masili, magma vitale che si evolve, metamorfosi continua dell’essere. Ed il vulcanico ribollire interiore di colori fusi, erompe sulla terra dove spargono solidificandosi plastiche immagini brillanti. Come scolpite, hanno forma aggraziate figure, splendide nella loro virile purezza, segno inequivocabile della sua gran maestra immortale artista: Pangea.

 

 

 

 

I Protagonisti della Pittura Contemporanea.
Nino Scalisi - Critico d’Arte

...ecco, tra tanta zizzania, cresciuta non sempre spontanea ma spinta a trapiantarsi, da questa social-politica, il profumo delicato d’un fiore aulente, sbattuto dai venti ma che resiste alle raffiche.
Vive e soffre la vita contemporanea dei coetanei e sfoga il suo cuore sanguinante, le delusioni, un patema d’animo e d’afflizione, trasportando (e con quanta bravura!) tutto il turbamento psichico, il suo “io” offeso, sulle tele. E’ un figurativo che lascia intendere bellamente un’aurora tutt’altro che trascurabile nel contesto della pittura contemporanea.
La sua Sardegna, certamente, tanto provata – e le cronache ne sono piene – fornisce l’estro, lo spunto, il tema ed il soggetto delle sue elaborazioni. Donne – madri, pastori, povera gente…
Quanta suggestione dà alla provata vita dei minatori (gli uomini-talpa che vivono al buio e non conoscono lo splendore del sole, se non nel lontano ricordo di fanciulli). Ed egli scrive pagine e pagine di una drammaticità e di un’umanità eccezionale; perché e con questa povera gente, la (sua) gente nei secoli infelice. Stefano Masili è un giovane che ormai sa più di un uomo maturo: la sua intelligenza è quel suo pennello capace di transumare stati d’animo tanto delicati e tanto toccanti nel vivo della sua coscienza di bravo ragazzo che ama la vita, ma ancor più l’arte. Spesso i suoi colori diventano violenti, non perché lui sia un violento, ma per esternare l’angoscia tutta che l’attanaglia…

 

 

 

Massimo Carta.
Scrittore - Giornalista

…quando un giovane dedito all’arte si concede qualche pausa di riflessione cercando di valutare il lavoro fatto, è il caso di dirlo, si è certi di essere di fronte a serietà non solo artistica.
Così è stato in questi ultimi tempi per Stefano Masili il quale, pur non smettendo il pennello, ha preferito proporre a se stesso una riflessione. “E’ stata una scelta coraggiosa e valida. Ho preferito girare gallerie, visitare la mostra di Van Gogh a Roma, cercare di capire cosa sia oggi lo spazio e il mondo dell’arte”.
I risultati di tale scelta stanno maturando. Dall’iperrealismo iniziale Stefano Masili è passato da un’eguale forma di realismo però ottenuto mediante una pittura dal vero. “Ho cercato di sconfinare dal mio studio per immedesimarmi nella natura dalla quale cogliere momenti, sfumature, chiaroscuri, paesaggi che in studio sarebbero risultati troppo assetici perché costruiti dalla fantasia”… Per questo fu intenso lo studio della tecnica la cui assimilazione fu facilmente riscontrabile nei lavori dei primi anni della pittura di Stefano Masili. Si tratta di una pittura decisamente perfezionista in cui le sfumature del colore rasentano un neoclassicismo che pochi autodidatti, come Stefano Masili, riescono a tradurre sulla tavolozza.
Nella nuova esperienza della pittura dal vero, l’Artista cerca di imprimere nella tela soprattutto il sentimento che viene vissuto nel momento in cui si sceglie il soggetto. “Non ritengo che si tratti di una sconfessione verso il mio passato. La pittura come ogni altra forma artistica, è fatta di cicli. Ora vivo assai intensamente la pittura dal vero”.
In questa maniera però scompare, se non proprio del tutto, la figura umana di Stefano Masili. Erano il vecchietto seduto sull’uscio della casa, il pescatore alle prese con le reti oppure il bimbo assorto in un pensiero più grande di lui stesso. In compenso si scopre uno Stefano Masili al confronto con la natura nell’impasto del colore, cercando soprattutto di riprodurre quel giallo mediterraneo che forse solo in Sardegna è possibile ammirare. Così nascono i nuovi scenari di vegetazione spontanea ricca di colori quasi irreali, oppure le marine silenziose di Bruncu Teula. E’ in queste nuove immagini che Stefano Masili sta trovando, con sempre maggiore caratterizzazione, la sua dimensione pittorica che sa di semplicità, ma di grande riuscita e partecipazione. Quel che conta per Stefano Masili è dimostrare a quanti s’imbattono nei suoi quadri, che oltre al soggetto tecnicamente ben rappresentato, nel colore della tela ci sono i sentimenti dell’artista. Da questo fatto nasce la comunicativa che ogni dipinto di Stefano Masili riesce ad esprimere. Con questi sentimenti la natura avrà un nuovo interprete delle sue bellezze, dei suoi momenti della giornata, del suo mutare di luce e di colori.
Sarà come trovare la sintonia per un discorso sempre più affinato e in particolare ricco di contenuto artistico.